Se parlate con un anziano che è ricoverato da qualche tempo in una struttura ospedaliera, pubblica o privata che sia, vi dirà quasi certamente che gli infermieri sono "cattivi".
A voi però non sembra, anzi, in occasione delle visite avete avuto l'impressione che siano relativamente gentili e disponibili. A sentire il vostro parente o amico, gli infermieri cambiano del tutto atteggiamento in presenza o in assenza di visitatori.
Ovviamente non si può generalizzare, ma mi sento di dire che nell'assistere una persona anziana, dove l'assistere non consiste solo nel fargli compagnia, ma anche e soprattutto nel provvedere a tutte le sue necessità elementari, dal lavaggio all'espletamento dei propri bisogni, si mettono a dura prova gli aspetti più profondi del nostro carattere.
Trovarsi di fronte una persona che ha perso molte delle sue facoltà, che una volta poteva essere stata una mente brillante o un robusto lavoratore e che oggi fatica persino a ricordarsi chi sia o ad alzarsi dal letto, deve farci meditare sulla nostra natura. Nessuno di noi credo possa restare insensibile a queste tristi situazioni. Per riuscire ad affrontarle tutti i giorni nel proprio lavoro, credo sia inevitabile costruirsi una specie di corazza che consenta di confinare queste emozioni sul posto di lavoro, senza portarle a casa dove tutti hanno sicuramente altri problemi.
E la corazza può a volte diventare troppo dura ed essere scambiata per insensibilità o menefreghismo. Ci saranno sicuramente anche degli infermieri "cattivi", ma in massima parte mi sento di ringraziare tutti coloro che lavorano negli ospedali e che hanno a che fare con persone di una certa età.
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