sabato 4 febbraio 2012

Io e Twitter

Un anno fa non frequentavo alcun social network. A qualcuno ero iscritto, degli altri ne conoscevo l'esistenza ed i princìpi base di funzionamento, ma tutto in modo scolastico.

Nonstante sia un utilizzatore di Internet fin dalla sua prima diffusione in Italia (abbonato a Video-on-Line nel 1995) e ai tempi un frequentatore e moderatore di newsgroup, i social network non mi avevano mai convinto. Forse per una forma di snobismo verso questo uso di massa di Internet o dell'informatica in generale. Mi occupo di informatica per lavoro, ma di informatica "vera", quella che fa funzionare le aziende e soprattutto le banche. Quella che ti costringe a passare nottate o weekend al lavoro per sistemare le cose e preparare il terreno agli "altri", cioè ai normali e comuni utilizzatori finali.

Ecco, forse questo volersi un po' sentire come il depositario del sapere, mi aveva tenuto lontano dall'uso più diffuso e popolare dello strumento, sebbene abbia sempre utilizzato Internet per informarmi, fare acquisti, prenotare viaggi, ecc.

Poi, non ricordo come mai, un giorno decisi di provare a partecipare davvero. Era il periodo dei referendum di giugno 2011 ed iniziai a frequentare Twitter. Da allora non credo di aver passato un giorno senza leggere e, soprattutto, senza twittare qualcosa.

Lo strumento di per se' è semplice, ma si presta a tanti utilizzi diversi (informazione, intrattenimento, business, chiacchiere, protesta, rimorchio, ecc.) che sono già stati ampiamenti analizzati dagli esperti. Ma la cosa che mi affascina più di ogni altra, e probabilmente anche il motivo per cui continuo a frequentarlo assiduamente, è lo scoprire nelle persone la capacità di sintetizzare in 140 caratteri idee, concetti, battute, giochi, notizie e tutto ciò che passa loro per la testa.

Non so, forse è una deformazione professionale dell'informatico che deve cercare di scrivere software compatto ed efficace, ottenendo il massimo risultato con il minimo impegno di risorse, ma ogni volta che leggo o che riesco a scrivere un Tweet "ben fatto", per me è una gioia!

Non vorrei che fosse autosuggestione, ma da quando uso Twitter mi sembra di essere anche più conciso ed efficace nel parlare o nello scrivere... Può essere?

Per chi vuole seguire le mie gesta su Twitter, mi trova qui.

10 commenti:

  1. Concordo con la tua riflessione sul merito che twitter avrebbe nell’ indurre chi legge, ma soprattutto chi scrive, ad un pensiero chiaro, essenziale e lucido.Si potrebbe azzardare nel definire twitter un writing e thinking trainer. Volendo proseguire su questa linea, aggiungerei anche che in twitter le parole si riappropriano del loro vero valore, pieno e completo, poichè devono essere soppesate, centellinate prima di vincere un posto nei mitici 140 caratteri.Per tale motivo alcuni twit sono talmente pregnanti di significato, armonici nella loro coerenza interna quasi da riecheggiare il ritmo in versi di un moderno poema..digitale.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Ciao, innanzitutto grazie per il commento.

      Sono d'accordo con te: la scelta delle parole si fa più attenta e ragionata. A volte si cerca il sinonimo più corto per questioni di spazio, ma molto più spesso si guarda alla migliore sfumatura per rendere ciò che si scrive il più comprensibile possibile ai nostri lettori.
      Le "faccine" a volte aiutano, ma il lessico appropriato molto di più! :-)

      Ciao e grazie!

      Elimina
  2. Qualche giorno fa ho scritto questo Tweet:
    "I format TV cambiano struttura e si adattano a youtube. La stessa cosa dovrebbe valere per gli speech ai convegni e Twitter"
    Ieri sera l'ho ripetuto al TTT03 http://twtvite.com/AlgebraTTT
    Per me è proprio così, Twitter potrebbe aiutarci ad eliminare il "rumore" anche offline :)

    RispondiElimina
  3. Non mi trovo pienamente d'accordo con questa posizione. Questo perchè ritengo che il mondo digitale debba risultare sempre e comunque in subordine rispetto a quello reale. Con questo non voglio sminuirne la portata anzi...Penso invece che la rete, e i social network in particolare, possano fornire un supporto potentissimo alla realtà, aiutandola sotto vari aspetti e punti di vista. Tuttavia, il pensare che twitter possa diventare un fine e non il mezzo mi sembra riduttivo nei confronti del mondo reale ed eccessivamente responsabilizzante nei confronti di quello digitale.

    RispondiElimina
  4. Da neofita,prolissa,all'inizio è stato un incubo,mi sentivo costretta in una camicia di forza.Ma è questo il fascino
    di Tw :sei costretto a limare,togliere,scarnificare e soprattutto a scegliere tra mille il vocabolo giusto ,nella accezione più funzionale all'economia del discorso.I risultati spesso sono mediocri,ma io lo trovo un esercizio entusiasmante!È comunque un gioco e,come dicevi tu,diamogli il giusto peso!

    RispondiElimina
  5. Diciamo che Twitter può avere una certa influenza anche nel linguaggio della vita reale. Il "quanto" lo influenzi dipende dal contesto.
    Una presentazione Power-Point, ad esempio, può trarre grande beneficio dalla capacità di sintesi e dall'incisività dei Tweet, altre forme di comunicazione magari molto meno.
    Se questo sia bene o male non saprei dirlo, ma certamente la stessa cosa è accaduta con i linguaggi di cinema, radio e TV, quindi ben vengano anche le "contaminazioni" di Twitter, purchè usato con intelligenza (il linguaggio di certe perle fatte girare da Vendommerda è meglio dimenticarlo...).

    Grazie per i commenti!

    RispondiElimina
  6. Tutto sommato mi ritrovo ampiamente nella frase che dice "scoprire nelle persone la capacità di sintetizzare in 140 caratteri idee, concetti, battute, giochi, notizie e tutto ciò che passa loro per la testa".
    Quando poi questa capacità, a volte (poche :) è la mia, allora è davvero anche per me "una gioia".
    Ho sempre ritenuto che la frase del film di Nanni Moretti "Palombella Rossa":
    << Le parole sono importanti perché chi parla male, pensa male e vive male>>
    mi rappresentasse in pieno; da questo punto di vista ritengo che Twitter dia la possibilità di esercitarsi in quell'arte della "sintesi pregnante" che troppo spesso viene invece umiliata e sopraffatta dai tanti parolai e pennivendoli che si trovano in giro (sui media ma anche sul posto di lavoro - e parlo per esperienza diretta).
    Ciao!

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Almeno quelli sui media abbiamo la possibilità di ignorarli cambiando canale o giornale... il problema sono quelli sul posto di lavoro che ce li dobbiamo sorbire !

      Grazie per il commento.

      Elimina
  7. Personalmente, e' uno strumento che mi piace. In quanto "strumento" uno puo' farne l'uso che ritiene piu' idoneo alle proprie aspettative. Ad esempio, per quel che riguarda me, io lo uso soprattutto per potermi informare presto e bene: seguendo contatti come testate giornalistiche, o giornalisti riesic in una manciata di minuti a capire come e dove sta girando il fumo. Per quel che riguarda i 140 carattari: anche io ho avuto l'impressione di essere diventata piu' efficace nella comunicazione da quando uso Twitter. Nota di demerito all'utilizzo dello strumento: come a suo tempo Facebook, alimenta anche una certa "autoreferenzialita'" che sincerimente, mi piace poco.
    Ti ringrazio per l'opportunita' di parlare di Twitter. :) Buona giornata. m

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Beh, il desiderio di apparire è una "piaga" difficilmente estirpabile :-))

      Grazie a te per il commento.

      Elimina