giovedì 16 agosto 2012

Diritto alla vita sì, ma quale?

Un operaio che lavora per una ditta che effettua attività di manutenzione all'Ilva di Taranto, ora ammalato per aver lavorato a lungo in ambienti pericolosi a contatto con emissioni di tutti i tipi, si dichiara preoccupato per i suoi cinque figli.
Avendo anche perso il posto di lavoro dopo nove mesi di malattia, la preoccupazione è più che comprensibile e doverosa, ma non sarà un po' tardiva? Sicuramente l'Ilva riconosce a queste aziende esterne tariffe minimali e quindi i loro dipendenti percepiranno paghe molto modeste. E con una paga modesta, per non dire da fame, e un lavoro sempre a rischio (è probabile che questo tipo di appalti si rinnovi di anno in anno o poco più) il mio buonsenso dice che cinque figli sono un lusso che non ci si può permettere.

Credo che a tutti piacerebbe far parte di una famiglia numerosa e felice, per trascorrere in compagnia le giornate di festa e per avere una rete alla quale appoggiarsi in caso di necessità. Ma cinque figli, distribuiti dai 4 ai 15 anni come in questo caso, hanno infinite necessità, dalla scuola allo svago, dall'abbigliamento alle cure. E le spese salgono vertiginosamente. Il welfare, sappiamo, è quello che è, ma immagino che nemmeno nei Paesi più evoluti sotto questo punto di vista potrebbe fare miracoli.
A proposito, questi Paesi evoluti sono gli stessi nei quali le pratiche contraccettive sono accettate e diffuse, mentre sono totalmente sconosciute nelle zone più depresse del mondo dove i bambini muoiono di fame.

Vi sono dottrine religiose che ne vietano l'uso, d'accordo, ma il buonsenso deve avere il soppravvento. Ad esempio nei paesi arabi hanno inventato la "finanza islamica" per poter costituire banche rispettando i dettami della religione e lo stesso Papa, aprendo all'uso del preservativo in casi del tutto particolari, riguardo alla contraccezione ha detto che "vanno trovate strade umanamente percorribili".
E mettere da parte per un attimo il proprio istinto alla procreazione credo che sia una strada umanamente percorribile se non si è certi, in quel particolare momento della propria vita, di poter garantire ai propri figli un tenore di vita più che dignitoso fino a quando non saranno in grado di provvedere a loro stessi.

2 commenti:

  1. Ciao,ho seguito a distanza la controversia di ieri senza interferire per educazione verso tutte le parti. Fiori di ogni dubbio che io sposo la tua visione delle cose,la famiglia deve essere qualcosa di "possibile " non imposta in alcun caso. Penso però che nel contraddittorio che ne è scaturito tu sia stato frainteso.Provate a riparlarne,troverete un punto d'incontro ed è quello che forma le opinioni ,che cambia le mentalità . Ciao,scusa l'invadenza

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    1. Ciao, nessuna invadenza, anzi, grazie per la risposta!
      Sicuramente ieri sono stato frainteso, o forse non hanno voluto prestare attenzione alle successive spiegazioni, tanto che qualcuno mi ha pure defollowato. Pazienza. Io credo di essermi spiegato al meglio anche grazie a questo post.
      Di più non saprei che fare...
      Ciao e grazie!
      Alberto

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