domenica 23 novembre 2014

Dov'è che si vota?

L'ultima volta, a Maggio, non ero andato a votare per scelta. Troppa la nausea che mi aveva provocato la politica nei mesi precedenti dal "tradimento" della sinistra alleata con Berlusconi in poi. Ed ero tentato di fare lo stesso anche oggi, sebbene si trattasse di elezioni regionali dove certi inciuci non si sono ancora visti, ma non è che l'immagine dei politici spendaccioni sia poi tanto migliore.

Uscito per una passeggiata, nei pressi di una scuola elementare che non sembrava essere sede di seggio sono stato avvicinato da un signore anziano, piccolo di statura e con un'aria autorevole, forse merito della giacca e cravatta che indossava o dei modi educati, che mi ha chiesto gentilmente: "Scusi, ma dov'è che si vota?" indicando la scuola completamente chiusa.

Non essendo il mio quartiere, non ho saputo rispondergli con esattezza, ma ho cercato di aiutarlo facendomi dire l'indirizzo riportato sulla sua tessera elettorale e dandogli qualche indicazione. Lui era un po' disorientato perché si era trasferito da poco in quella zona, ma si è messo a raccontarmi della prima volta che ha votato, nel 1946 al referendum per la Repubblica o la monarchia quando aveva 21 anni.

Di fronte al mio stupore, o forse era ammirazione, mi ha chiesto se avevo già fatto i conti della sua età. In effetti li stavo facendo e quasi all'unisono abbiamo esclamato "90 anni!". Abbiamo scambiato qualche altra parola, poi è arrivata una signora più pratica del quartiere e ha risolto il problema.

Ho salutato e ringraziato, esatto, io ho ringraziato lui, poi sono rientrato subito a casa, ho preso la mia tessera elettorale e sono andato a votare.

martedì 30 settembre 2014

Il TFR è mio e lo gestisco io

Di tanto in tanto, nella disperata ricerca di stratagemmi per far ripartire l'economia e puntellare le traballanti finanze pubbliche, si torna a parlare di nuove soluzioni per il TFR. Diciamo subito che qualsiasi iniziativa che vada a colpire il TFR già accantonato dalle aziende è da scartare a priori per non creare ancora più problemi alle aziende stesse o all'INPS. Il TFR maturato fino ad oggi non si tocca.

Si può invece lavorare, secondo me, su quello che maturerà in futuro, ad esempio a partire dal 2015. Oggi le aziende con meno di 50 dipendenti si limitano ad accantonare contabilmente il TFR maturato dai propri dipendenti. Contabilmente significa che non mettono realmente da parte i soldi, ma inseriscono in bilancio una voce che incide sul conto economico dell'anno, in modo tale da non dover sostenere l'intero costo quando terminerà il rapporto di lavoro con il dipendente. I soldi rimangono invece nella disponibilità dell'azienda, che li può quindi utilizzare come meglio crede per investimenti o altro. Il dipendente presta quindi all'azienda una parte della propria retribuzione che gli verrà restituita, leggermente rivalutata e pesantemente tassata, quando i due si separeranno. Sempre che ovviamente l'azienda abbia al momento la liquidità necessaria per pagare il TFR maturato dato che, per dipendenti con anzianità e/o stipendio elevati, potrebbe trattarsi anche di cifre significative. Se l'azienda non ce la fa, ad esempio perché è fallita, subentrano comunque dei fondi a tutela dei dipendenti, ma occorrono domande, pratiche e complicazioni burocratiche per recuperare quanto dovuto.

Quindi, perché non pagare direttamente in busta paga al dipendente, mese per mese, l'equivalente di quanto l'azienda deve mettere oggi da parte per il TFR? Stiamo parlando di una quota pari alla retribuzione lorda diviso 13,5. Per avere un'idea concreta, su uno stipendio di 2000 Euro lordi mensili, si tratta di circa 100 Euro netti. Questa cifra sarebbe pertanto nell'immediata disponibilità del dipendente da utilizzare a suo piacimento per acquisti indispensabili, spese assolutamente frivole o investimenti nelle forme che ritiene più opportune. Il TFR sono soldi miei, perché devo obbligatoriamente prestarli all'azienda?
Come "effetto collaterale" si avrebbe una tassazione anticipata rispetto all'incasso finale. Per lo Stato sarebbe sicuramente un vantaggio finanziario, ma anche per il dipendente ci sarebbe maggiore equità dato che verrebbe assoggettato all'aliquota del momento e non a quella della tassazione separata futura.

Si obietterà che il pagamento immediato indurrebbe comportamenti da cicala, mentre il TFR attuale ci aiuta ad essere un po' più formiche. Bene, allora introduciamo l'opzione, alternativa alla precedente, di versare questa quota direttamente all'INPS, ma non nel fondo di tesoreria che ha solo la funzione di deposito della liquidità, quanto piuttosto nel conto previdenziale del singolo dipendente per andare ad accrescere il piccolo gruzzoletto, già alimentato mensilmente con i contributi previdenziali pagati, dal quale in futuro scaturirà la pensione di vecchiaia. Dopo l'ultima riforma Fornero che ha imposto per tutti l'utilizzo del metodo contributivo a partire dal 2012, un'integrazione di questo tipo aiuterebbe ad avere una pensione un po' più consistente.

In un mondo del lavoro dove è molto più frequente di un tempo cambiare spesso occupazione, è inutile ricevere ogni volta un piccolo TFR. Molto meglio averlo a disposizione mese per mese oppure, se vogliamo essere davvero "previdenti", metterlo da parte per la pensione.



P.S.: ovviamente resta poi aperta la terza ipotesi, cioè quella della cosiddetta Previdenza Integrativa con versamento del TFR in fondi pensione gestiti da società private specializzate (?) nella gestione del risparmio. Questa opzione però esula dal ragionamento essendo comunque un forma già possibile oggi.

N.B.: È molto probabile che quanto sopra contenga delle inesattezze al punto di vista tecnico. Spero che gli errori non siano tali da compromettere il significato complessivo di quello che volevo dire.

sabato 3 novembre 2012

I nuovi modelli Fiat

Forza, diamo una mano a Marchionne che è entrato in crisi creativa e non riesce più ad ideare nuovi modelli Fiat...

Munto
Il modello di punta destinato a tutti i lavoratori dipendenti che ormai hanno dato tutto, sangue e latte compresi. Per gli esodati è previsto anche il modello Grande Munto.

Banda
Da piccola citycar diventa auto blu di rappresentanza per i nostri parlamentari che richiederanno soprattutto il modello 4x4. 4 legislature per 4 incarichi.

Qulo
Il modello per la famgilia giovane e brillante. La tipica famiglia del precario senza speranza che sa già come, anzi dove, andrà a finire.

Sedìci
Attenti all'accento. Se dici ancora che vuoi essere reintegrato, ne licenzio altri quattro. Destinata al cassaintegrato FIOM.

Duma
Non dimentichiamo i mercati esteri. Per Putin, l'amico dell'amico, ecco il modello destinato alla grande Russia.

Cinquecent
Spopola negli USA grazie al prezzo di vendita molto allettante, come dice il nome. Il resto ce lo mette Obama.

Fiorito
Nella tradizione dei veicoli industriali, il più capiente e in grado di digerire tutto in un battibaleno.  Destinato alle giunte regionali, PdL e non.

Bucato
Il modello specifico per tossicodipendenti ed artigiani che ancora non sono falliti. Incentivi rottamazione per gommisti e lavandaie.

sabato 29 settembre 2012

iPhone Ormai al Capolinea?

E finalmente anche in Italia, con una settimana di ritardo rispetto ad altri Paesi come Francia e Germania, tanto per restare tra quelli che utilizzano la nostra stessa moneta, è iniziata la distribuzione dell''iPhone 5.

Come accaduto per l'uscita di tutte le precedenti versioni, anche questa volta abbiamo visto le solite code notturne davanti ai negozi Apple per essere tra i primi ad entrare in possesso dell'ambito e soprattutto, dati gli esorbitanti prezzi di vendita, prezioso oggetto.

Ma allora perché parliamo di capolinea? Semplice, perché il nuovo iPhone 5 non ha niente di particolarmente nuovo rispetto al predecessore iPhone 4S che, installando il sistema operativo iOS 6 appena rilasciato, offre praticamente le stesse funzionalità.

Le differenze a livello hardware, a parte il chip più potente che può garantire una migliore esperienza d'uso, sono veramente minime (vedere qui per il confronto dettagliato), tant'è che per caratterizzare il nuovo modello Apple ha pensato di aumentare di mezzo pollice le dimensioni del display. Al lato pratico questo significa, a parità di larghezza, uno schermo più alto di poco oltre un centimetro.

Non è che un centimetro consenta di visualizzare molto di più, giusto un'ulteriore fila di icone come si vede nelle foto già diffuse durante la presentazione, ma più che sufficiente per notare e, soprattutto, far notare a prima vista che si tratta dell'ultimissimo modello.

Ma se ci riduciamo a parlare di ampiezza del display e di processore più potente, non significa forse che ormai il progetto iPhone ha esaurito la spinta innovativa che l'aveva caratterizzato e che ha portato alla nascita e al consolidamento di un nuovo segmento di mercato?

Dopo la novità assolutamente rivoluzionaria del primissimo modello, anche nelle versioni successive sono state di volta in volta introdotte caratteristiche significative sia come funzionalità, sia dal punto di vista hardware, cosa che questa volta è accaduta solo in minima parte, ed oggettivamente è difficile immaginare quali altri “diavolerie” potrebbero andare ad arricchire uno smartphone così come lo concepiamo attualmente. I produttori di software, compresa la stessa Apple, stanno facendo un grande lavoro realizzando applicazioni sempre più complete e sofisticate, ma sotto questo aspetto non siamo in una fase di innovazione, quanto piuttosto di maturità e di consolidamento.

Ciononostante l'iPhone 5 sarà con ogni probabilità un successo di mercato per tutta una serie di fattori che esulano dalle sue caratteristiche intrinseche, ma Apple deve iniziare a ripensare a questo prodotto sotto una luce completamente nuova, altrimenti presto o tardi anche la devozione dei “fan” più fedeli inizierà lentamente a scemare. Le vendite durante il primo weekend, nei Paesi di prima fascia dei quali l'Italia non fa parte, sono state incredibili, ma inferiori alle aspettative degli analisti finanziari.

I prezzi nostrani vanno dai 729 Euro per la versione 16 GB ai 949 Euro per quella a 64 GB. A parte il fatto che si tratta ancora una volta dei prezzi più alti al mondo (in questo l'Italia è evidentemente considerata di prima fascia), non crediamo che Apple sia così miope da ritenere che l'esclusività di questo prodotto, accompagnata da piccole evoluzioni hardware, possa rappresentare una garanzia di successo eterno.

Sicuramente tra qualche tempo ci stupiranno con una nuova rivoluzione.

giovedì 16 agosto 2012

Diritto alla vita sì, ma quale?

Un operaio che lavora per una ditta che effettua attività di manutenzione all'Ilva di Taranto, ora ammalato per aver lavorato a lungo in ambienti pericolosi a contatto con emissioni di tutti i tipi, si dichiara preoccupato per i suoi cinque figli.
Avendo anche perso il posto di lavoro dopo nove mesi di malattia, la preoccupazione è più che comprensibile e doverosa, ma non sarà un po' tardiva? Sicuramente l'Ilva riconosce a queste aziende esterne tariffe minimali e quindi i loro dipendenti percepiranno paghe molto modeste. E con una paga modesta, per non dire da fame, e un lavoro sempre a rischio (è probabile che questo tipo di appalti si rinnovi di anno in anno o poco più) il mio buonsenso dice che cinque figli sono un lusso che non ci si può permettere.

Credo che a tutti piacerebbe far parte di una famiglia numerosa e felice, per trascorrere in compagnia le giornate di festa e per avere una rete alla quale appoggiarsi in caso di necessità. Ma cinque figli, distribuiti dai 4 ai 15 anni come in questo caso, hanno infinite necessità, dalla scuola allo svago, dall'abbigliamento alle cure. E le spese salgono vertiginosamente. Il welfare, sappiamo, è quello che è, ma immagino che nemmeno nei Paesi più evoluti sotto questo punto di vista potrebbe fare miracoli.
A proposito, questi Paesi evoluti sono gli stessi nei quali le pratiche contraccettive sono accettate e diffuse, mentre sono totalmente sconosciute nelle zone più depresse del mondo dove i bambini muoiono di fame.

Vi sono dottrine religiose che ne vietano l'uso, d'accordo, ma il buonsenso deve avere il soppravvento. Ad esempio nei paesi arabi hanno inventato la "finanza islamica" per poter costituire banche rispettando i dettami della religione e lo stesso Papa, aprendo all'uso del preservativo in casi del tutto particolari, riguardo alla contraccezione ha detto che "vanno trovate strade umanamente percorribili".
E mettere da parte per un attimo il proprio istinto alla procreazione credo che sia una strada umanamente percorribile se non si è certi, in quel particolare momento della propria vita, di poter garantire ai propri figli un tenore di vita più che dignitoso fino a quando non saranno in grado di provvedere a loro stessi.

sabato 5 maggio 2012

Congiuntivo o indicativo?

A seguito di una discussione su Twitter, copio-incollo da Yahoo Answers questa ottima spiegazione di maddy70 sull'uso del modo verbale corretto in una frase che inizia con "Se..".


Dipende dal tipo di dubbio o possibilità che vuoi esprimere.
Quando il se indica una possibilità reale ma non una certezza, usi l'indicativo presente nella frase con il se e l'indicativo presente o futuro per la frase principale. In questo caso il se è più del tipo 'causa-effetto', nel senso che ti spiega cosa può succedere in seguito ad un certo fatto, ma questo fatto potrebbe accadere oppure no.
Esempio:
Se ti impegni nello studio, riuscirai certamente bene nel compito di italiano.
Se guardo la tv per troppo tempo, mi viene il mal di testa.

Quando il se indica una possibilità eventuale, ma non una probabilità certa, si usa il congiuntivo imperfetto nella frase dipendente con il se e il condizionale presente nella frase principale.
Esempio:
Se Totti giocasse nella nazionale, potremmo vincere facilmente gli europei.
Se dimagrissi un paio di chili, potrei finalmente sfoggiare quel vestito nuovo alla festa dell'ultimo dell'anno.

Infine, quando si parla di un evento passato nel quale c'era una possibilità diversa da quanto realmente accaduto e si vuole esaminarla, si usa il congiuntivo trapassato nella frase con il se e il condizionale passato nella frase principale.
Esempio:
Se fossi stato meno cafone, quella ragazza non mi avrebbe tirato uno schiaffo di fronte a tutti.
Se Napoleone avesse compreso il pericolo del 'generale Inverno' nella campagna di Russia, probabilmente il suo impero non sarebbe crollato così in fretta.

Il congiuntivo si usa quando si vuole prospettare una possibilità, o anche una certezza però espressa in maniera meno diretta dell'indicativo. Per esempio nelle domande:
Paolo non è ancora arrivato. Che abbia bucato?
Oppure con le espressioni che indicano volontà , necessità o desideri se la frase dipendente inizia con 'che' :
Hai capito? Voglio che tu riordini quella stanza subito!
E' fondamentale che tutti abbiano accesso all'acqua potabile.

Si usa molto con i verbi credere, pensare, ritenere, sembrare, quando serve per esprimere un'opinione, che in quanto tale non è una certezza, ma un parere, una posizione personale e quindi soggettiva.
Esempio:
Io credo che Anna abbia fatto bene a mollarlo, era veramente un tipo impossibile.
A me pare che questo quadro sia capovolto, ma sai che io non ci capisco niente di quest'arte moderna!

Molti non usano il congiuntivo, perchè è più complicato da ricordare, usano solo l'indicativo. Il congiuntivo infatti si dice che sia in crisi già da molti anni, ma per il momento sopravvive ancora.

mercoledì 29 febbraio 2012

Il Popolo della Rete per Rossella Urru

Noi siamo il popolo della rete, come siti e giornali  amano definirci senza molta fantasia e senza troppo sforzo creativo.

Certo, spesso seguiamo la moda o il trend del momento e ci appassioniamo e interessiamo alle stesse cose senza molta convinzione, ma solo perché lo fanno gli altri.

Questa volta però è diverso. La mobilitazione e l'interesse suscitati per la vicenda di Rossella Urru non sono il solito comportamento di massa, ma sono l'espressione della volontà della gente di far sentire la propria voce su una questione che, per motivi misteriosi, non aveva fin qui ottenuto la dovuta attenzione da parte dei media ufficiali.

Rossella Urru non è purtroppo l'unica nostra connazionale a trovarsi in pericolo di vita per aver messo le proprie energie a disposizione di gente più sfortunata di noi. Il suo nome oggi non rappresenta solo lei, ma è un simbolo per ricordare anche tutti gli altri, italiani e non, che in questo momento si trovano nelle sue stesse condizioni.

E' vero, scrivendo e gridando #FreeRossellaUrru non conviceremo di certo i rapitori a rilasciarla (e nemmeno faremo il loro gioco come è stato affermato da un parlamentare italiano), ma possiamo dimostrare, come già accaduto in altre occasioni, ad esempio per i referendum dello scorso anno, che il popolo della rete, quando ha voglia di impegnarsi, riesce a fare sentire la propria voce anche su argomenti importanti e non solo sulle canzoni di Sanremo.

Speriamo che, presto o tardi, i media "importanti" ne diventino consapevoli e non ci prendano più in considerazione solo come "fatto di costume".

Infine ricordiamo che oggi, 29 Febbraio, si celebra anche la Giornata Mondiale delle Malattie Rare: non poteva esserci giorno migliore per il Blogging Day dedicato a Rossella Urru.


Altre risorse:
Elenco dei blog aderenti al Blogging Day, a cura di Sabrina Ancarola
Pagina con altre iniziative a sostegno, a cura di Alessandra Giraldo